martedì 30 dicembre 2014

Vi #racconto una #storia

Ciao ragazze!

Nel presentarmi sul mio profilo dico di me che, tra le altre cose, mi piace molto scrivere. Ed è vero, è una cosa che amo molto fare. A suo tempo ho scritto anche qualche racconto e una versione dei Promessi Sposi in chiave moderna, gelosamente e molto pudicamente custoditi solo per me o al massimo condivisi con un paio di amiche storiche. Ma si cambia……
E oggi vi racconto una storia.
Siamo in una grossa azienda che ha attraversato negli ultimi anni un periodo di crisi, come tante in Italia. Qui, fortunatamente, non ci sono stati tagli di personale e nemmeno si è arrivati alla cassa integrazione.
I dipendenti sono stati incitati dai vertici più e più volte a "mettercela tutta" per tenere botta e recuperare la situazione. Quindi non è assolutamente immaginabile nessun tipo di miglioramento, vuoi un passaggio di categoria, vuoi un aumento. Anzi, viene tolto anche parte del rimborso mensa e il premio annuale, circa una mensilità. più o meno.
In questa azienda, tra i tanti reparti, ce n'è uno in particolare che viene intensamente sollecitato a darsi più da fare,

non perchè lì solitamente ci si tiri le dita invece di lavorare, anzi. Si tratta infatti di una delle sezioni  principali in grado di dare un grosso contributo a migliorare la situazione.
Il reparto in questione è composto da un gruppo di persone, prevalentemente donne, e un paio di uomini con un range di età che va dai 30 ai 50 anni circa. Lavorano gomito a gomito da oltre dieci anni e hanno affrontato insieme vari cambiamenti rimanendo sempre uniti e compatti. Certo, ci sono state nel tempo discussioni o incomprensioni , senza per questo creare scompigli particolari, solo qualche momento di chiarimento per  poi rientrare nel giusto assetto.

La loro forza è una sola: essere un team unito, lavorativamente e umanamente parlando. E alzarsi la mattina, consapevole che vai in un luogo dove passi e passerai gran parte della tua vita con persone con le quali sei riuscito a creare un bel feeling, credo sia veramente una rarità.
Al loro interno troviamo una varietà di storie personali: situazioni più tranquille, altre più complicate: la vita, come sappiamo, riserva sempre qualche sorpresa, a volte bella a volte no. Ma loro sono tosti.
E' per questo che se uno di loro ha un problema e deve scappare via dall’ufficio gli altri ci sono sempre.
E' per questo che c'è chi, pur non sentendosi bene, va ugualmente al lavoro.
E' per questo che c'è chi vorrebbe prendere un giorno di ferie ma ci pensa dieci volte e poi magari rinuncia.
Insomma se ne mettono, per così dire: per i colleghi e per l’azienda.
Molti di loro aspettano da prima della crisi un riconoscimento, anche piccolo, che non è mai arrivato.



Ogni tanto c'è qualcuno che scoppia perchè il ritmo da sostenere è veramente troppo alto e incalzante, senza contare la demotivazione che piano piano dilaga.






Nell'azienda ci sono tanti altri reparti, in alcuni dei quali si lavora a ritmi molto ma molto diversi. Per diversi intendo dire che il lavoro da sbrigare è poco,
il tempo da passare navigando su Internet o facendo telefonate private invece è tanto. 
Consapevoli di questa situazione,  il gruppo chiede più e più volte alla propria responsabile, che vede benissimo la situazione qual’è ,  di poter usufruire di un aiuto da parte di questi colleghi poco indaffarati. La risposta è no, sempre e comunque no.

Passa del tempo e a un certo punto cambiano le cose: in giro si respira aria di novità.
Si preannuncia la megariunione di bilancio, dilaga la bella notizia che si è chiuso in positivo, il presidente elargisce ringraziamenti verso tutto e tutti e tanti altri discorsi positivi e arzigogolati.
Quei discorsi che ti fanno sorridere e che se sei un po' sgamato, li consideri il giusto, perché in quelle parole di vero e di sentito non c’è nulla.
Ma non è finita qui. Infatti si viene a sapere che al piano dove ci sono anche gli uffici del gruppo, sono stati dati la bellezza di tre (3) aumenti di stipendio.
Grande! Finalmente! Ma per chi saranno?
Come potete immaginare in giro c'è un po' di trambusto, fintanto che il tutto viene ufficializzato: gli aumenti sono per un ragazzo del reparto accanto al gruppo e per due altri dipendenti che in questo momento non ci interessano.
Per il gruppo è uno schiaffo in piena faccia, è un pugno nello stomaco.
Conoscono bene il ragazzo e pur senza sminuirlo,  sanno che le sue competenze sono abbastanza limitate, il suo lavoro non è cambiato, ha sempre le stesse mansioni e non c'è motivo per giustificare questa scelta.
Sono molto arrabbiati, si sentono umiliati, offesi e presi in giro e chiedono un incontro chiarificatore alla loro responsabile, che poi è la stessa del reparto del ragazzo.
Lei si mostra subito un po' arrogante 
e nello stesso tempo si inalbera alla prima lecita richiesta di spiegazioni, quasi fosse stata disturbata per una sciocchezza. Il gruppo capisce immediatamente che è un chiaro atteggiamento di attacco messo in scena per difendere sé stessa. Molto brevemente chiarisce che loro devono fare di più ma che, soprattutto, devono smetterla di fare gruppo.
Intorno c’è incredulità per ciò che è appena stato detto, amarezza, sconforto e rabbia.
Ognuno si ritira dietro al suo computer perché le parole proprio non vengono fuori adesso. Sono frastornati.
Poi nella mente di qualcuno si fa strada un pensiero, più precisamente un ricordo, che pare sì cattivo ma che rende tutto improvvisamente chiaro, corrispondente alla realtà squallida che contraddistingue questa storia.
Il ragazzo dell’aumento è molto simpatico alla responsabile, la quale gli ha recentemente regalato

una serie di completini intimi molto ma molto hot (perizomi con catenelle, fibbiette, mini manette, stringhe e pizzo), che lui stesso ha mostrato ai  colleghi in occasione del suo addio al celibato. Il regalo è stato molto apprezzato dal quasi sposo, nonostante  i presenti fossero un tantino imbarazzati.

The end

Naturalmente questo racconto è frutto della mia fantasia. Ciò non toglie che potrebbe benissimo rispecchiare una storia vera, lo sappiamo tutti.
Quindi, facciamo finta che lo sia, in maniera che io possa esprimere il mio pensiero al riguardo.
Indosso immediatamente i panni del lettore che ha appena finito di leggere il racconto e quanto segue è ciò che penso: 
beh, la sensazione di squallore che mi pervade già la dice tutta, e un giovane uomo capace di accettare un simile dono così apertamente e tranquillamente mi sconvolge e mi rattrista.
Devo forse credere che un regalo del genere viene fatto per essere indossato durante il viaggio di nozze? O forse è una sorta di messaggio in codice della donnicciuola in questione per ricordargli la loro intesa e ciò che comporta, ha comportato e comporterà?
Come donna, pensando a questa storia, vissuta dai due con tanta noncuranza verso il contesto della situazione, mi sento pervadere da un’ondata di nausea ma anche di pena.
Finchè queste cose verranno accettate, perché ribadisco esistono realmente anche in un’epoca così moderna e avanzata come la nostra, per noi tutti può solo significare passi indietro. Grandi ed enormi passi indietro.
Per quello che riguarda il personaggio femminile, mi dispiace sminuire questa signora, ma la sua figura è paragonabile a quella di un verme strisciante che, invece di mostrarsi paga e capa a destra e a manca,  farebbe miglior figura a rivolgere regali e attenzioni a suo marito.
Sarebbe auspicabile anche che, considerata l’età, maturasse un pochino. E magari direzionasse il suo interesse legato all’ambito lavorativo verso persone che lo meritano veramente.
Quello che mi auguro per il simpatico gruppo

è che si riprenda presto, che lavori a ritmi normali (il tempo degli schiavi è finito da un pezzo), che se qualche componente prende l’influenza stia a casa tutti i giorni di malattia senza anticipare il rientro, che le ferie si fanno e se rimangono lì due pile di pratiche il motto deve essere: stiamo sereni, faccio quello che posso.
E per ultimo: severamente vietato fare straordinari, quello che non siete riusciti a fare oggi lo farete domani!

Ragazze, vi ho fatto conoscere la scrittrice (parola grossa!!!) e l’opinionista che è in me, vi rendete conto che onore?
E preparatevi: piano piano mi svelerò a voi condividendo le mie mille sfaccettature ancora gelosamente (e timidamente) celate, he he he!!!

Ciao Bibette, a presto!

Loretta







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