Ciao ragazze!
Nel
presentarmi sul mio profilo dico di me che, tra le altre cose, mi piace molto scrivere. Ed è vero, è
una cosa che amo molto fare. A suo tempo ho scritto anche qualche racconto e una versione dei Promessi Sposi in chiave
moderna, gelosamente e molto pudicamente custoditi solo per me o al massimo condivisi
con un paio di amiche storiche. Ma si
cambia……
E oggi
vi racconto una storia.
Siamo
in una grossa azienda che ha
attraversato negli ultimi anni un
periodo di crisi, come tante in Italia. Qui, fortunatamente, non ci sono
stati tagli di personale e nemmeno si è arrivati alla cassa integrazione.
I
dipendenti sono stati incitati dai vertici più e più volte a "mettercela
tutta" per tenere botta e recuperare la situazione. Quindi non è
assolutamente immaginabile nessun tipo di miglioramento, vuoi un passaggio di
categoria, vuoi un aumento. Anzi, viene tolto anche parte del rimborso mensa e
il premio annuale, circa una mensilità. più o meno.
In
questa azienda, tra i tanti reparti, ce
n'è uno in particolare che viene intensamente sollecitato a darsi più da fare,
non perchè lì solitamente ci si tiri le
dita invece di lavorare, anzi. Si tratta infatti di una delle sezioni principali in grado di dare un grosso
contributo a migliorare la situazione.
Il
reparto in questione è composto da un
gruppo di persone, prevalentemente donne, e un paio di uomini con un range
di età che va dai 30 ai 50 anni circa. Lavorano gomito a gomito da oltre dieci
anni e hanno affrontato insieme vari cambiamenti rimanendo sempre uniti e compatti. Certo, ci sono state nel tempo discussioni
o incomprensioni , senza per questo creare scompigli particolari, solo qualche
momento di chiarimento per poi rientrare
nel giusto assetto.
La loro forza è una sola:
essere un team unito, lavorativamente e umanamente parlando. E
alzarsi la mattina, consapevole che vai in un luogo dove passi e passerai gran
parte della tua vita con persone con le quali sei riuscito a creare un bel
feeling, credo sia veramente una rarità.
Al
loro interno troviamo una varietà di
storie personali: situazioni più tranquille, altre più complicate: la vita,
come sappiamo, riserva sempre qualche sorpresa, a volte bella a volte no. Ma loro sono tosti.
E'
per questo che se uno di loro ha un problema e deve scappare via dall’ufficio
gli altri ci sono sempre.
E'
per questo che c'è chi, pur non sentendosi bene, va ugualmente al lavoro.
E'
per questo che c'è chi vorrebbe prendere un giorno di ferie ma ci pensa dieci
volte e poi magari rinuncia.
Insomma
se ne mettono, per così dire: per i
colleghi e per l’azienda.
Molti
di loro aspettano da prima della crisi un
riconoscimento, anche piccolo, che
non è mai arrivato.
Nell'azienda
ci sono tanti altri reparti, in
alcuni dei quali si lavora a ritmi molto ma molto diversi. Per diversi intendo
dire che il lavoro da sbrigare è poco,
il tempo da passare navigando su Internet o facendo telefonate private invece è
tanto.
Consapevoli
di questa situazione, il gruppo chiede più e più volte alla
propria responsabile, che vede
benissimo la situazione qual’è , di
poter usufruire di un aiuto da parte
di questi colleghi poco indaffarati. La risposta è no, sempre e comunque no.
Passa
del tempo e a un certo punto cambiano le
cose: in giro si respira aria di novità.
Si
preannuncia la megariunione di
bilancio, dilaga la bella notizia
che si è chiuso in positivo, il presidente elargisce ringraziamenti verso tutto
e tutti e tanti altri discorsi positivi e arzigogolati.
Quei
discorsi che ti fanno sorridere e
che se sei un po' sgamato, li consideri il giusto, perché in quelle parole di
vero e di sentito non c’è nulla.
Ma
non è finita qui. Infatti si viene a sapere che al piano dove ci sono anche gli
uffici del gruppo, sono stati dati la bellezza di tre (3) aumenti di stipendio.
Grande!
Finalmente! Ma per chi saranno?
Come
potete immaginare in giro c'è un po' di trambusto, fintanto che il tutto viene
ufficializzato: gli aumenti sono per un
ragazzo del reparto accanto al gruppo e per due altri dipendenti che in
questo momento non ci interessano.
Per
il gruppo è uno schiaffo in piena faccia,
è un pugno nello stomaco.
Conoscono
bene il ragazzo e pur senza sminuirlo,
sanno che le sue competenze sono abbastanza limitate, il suo lavoro non
è cambiato, ha sempre le stesse mansioni e non
c'è motivo per giustificare questa scelta.
Sono
molto arrabbiati, si sentono umiliati, offesi e presi in giro e chiedono un incontro chiarificatore alla loro responsabile, che poi è la
stessa del reparto del ragazzo.
Lei
si mostra subito un po' arrogante
e
nello stesso tempo si inalbera alla
prima lecita richiesta di spiegazioni, quasi fosse stata disturbata per una
sciocchezza. Il gruppo capisce immediatamente che è un chiaro atteggiamento di
attacco messo in scena per difendere sé stessa. Molto brevemente chiarisce che
loro devono fare di più ma che,
soprattutto, devono smetterla di fare
gruppo.
Intorno
c’è incredulità per ciò che è appena
stato detto, amarezza, sconforto e
rabbia.
Ognuno
si ritira dietro al suo computer perché le parole proprio non vengono fuori
adesso. Sono frastornati.
Poi
nella mente di qualcuno si fa strada un
pensiero, più precisamente un ricordo, che pare sì cattivo ma che rende
tutto improvvisamente chiaro,
corrispondente alla realtà squallida che contraddistingue questa storia.
Il ragazzo dell’aumento è
molto simpatico alla responsabile, la quale gli ha recentemente regalato
una serie di completini intimi molto ma molto hot
(perizomi con catenelle, fibbiette, mini manette, stringhe e pizzo), che lui
stesso ha mostrato ai colleghi in occasione del suo addio al
celibato. Il regalo è stato molto apprezzato dal quasi sposo, nonostante i presenti fossero un tantino imbarazzati.
The end
Naturalmente
questo racconto è frutto della mia
fantasia. Ciò non toglie che potrebbe
benissimo rispecchiare una storia vera, lo sappiamo tutti.
Quindi,
facciamo finta che lo sia, in maniera che io possa esprimere il mio pensiero al riguardo.
Indosso
immediatamente i panni del lettore
che ha appena finito di leggere il racconto e quanto segue è ciò che
penso:
beh,
la sensazione di squallore che mi pervade
già la dice tutta, e un giovane uomo capace di accettare un simile dono così
apertamente e tranquillamente mi sconvolge e mi rattrista.
Devo
forse credere che un regalo del genere viene fatto per essere indossato durante il viaggio di nozze? O forse è
una sorta di messaggio in codice della donnicciuola
in questione per ricordargli la loro intesa e ciò che comporta, ha comportato e
comporterà?
Come donna, pensando
a questa storia, vissuta dai due con
tanta noncuranza verso il contesto della situazione, mi sento pervadere da
un’ondata di nausea ma anche di pena.
Finchè queste cose verranno accettate, perché
ribadisco esistono realmente anche in un’epoca così moderna e avanzata come la
nostra, per noi tutti può solo significare passi indietro. Grandi ed enormi passi indietro.
Per
quello che riguarda il personaggio
femminile, mi dispiace sminuire questa signora, ma la sua figura è
paragonabile a quella di un verme strisciante che, invece di mostrarsi paga e capa a destra e a manca, farebbe miglior figura a rivolgere regali e attenzioni a suo marito.
Sarebbe
auspicabile anche che, considerata l’età, maturasse un pochino. E magari
direzionasse il suo interesse legato all’ambito lavorativo verso persone che lo meritano veramente.
Quello
che mi auguro per il simpatico gruppo
è che si riprenda presto, che lavori a
ritmi normali (il tempo degli schiavi è finito da un pezzo), che se qualche
componente prende l’influenza stia a casa tutti i giorni di malattia senza anticipare il rientro, che le ferie si fanno e se rimangono lì due
pile di pratiche il motto deve essere: stiamo
sereni, faccio quello che posso.
E per
ultimo: severamente vietato fare
straordinari, quello che non siete riusciti a fare oggi lo farete domani!
Ragazze, vi ho
fatto conoscere la scrittrice (parola grossa!!!) e l’opinionista che è in me, vi rendete conto che onore?
E
preparatevi: piano piano mi svelerò
a voi condividendo le mie mille sfaccettature ancora gelosamente (e
timidamente) celate, he he he!!!
Ciao Bibette, a presto!
Loretta
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